A Leopoldo (Roma)

Di Vienna il dì 20 Agosto 1735

Fratello Carissimo

Mi dispiace che il vostro guadagno non corrisponda alla fatica: per altro conto per non picciolo lucro l’applicazione a impiego utile quale è quello che avete intrapreso, e desidero che questo principio vi alletti alla perseveranza, giacché non veggo per ora più pronto cammino. Alla fine anche quello ha le sue onorate uscite, e puossi aspirare anche per questo mezzo ad appagar l’ambizione sul fondamento degli esempi recenti. Io sto tutta via immerso nella gloriosa applicazione d’instruire le Serenissime Arciduchesse alla rappresentazione della festa che di loro ordine ho scritta per il giorno di nascita della augustissima loro madre#1. È veramente un piacere l’osservar da vicino l’abilità, la docilità, e le adorabili maniere di queste grandi principesse. Con tutto che la lezzione sia due volte il giorno, e che non duri meno ciascheduna, di due, e talvolta tre ore, io non ne sento l’incommodo, e non me ne meraviglio punto. Non crediate che la prevenzione del grado, contamini il mio giudizio, perché comparate con quante dame ho trattato fin’ora, queste sono più attente, più grate, e (senza punto discendere) infinitamente più cortesi.
          Desidero sapere il sig. Leoni che cosa abbia poi risoluto sul punto della ristampa: se forse si è disanimato: se persiste: o che pensi#2. Perché nel secondo caso gli darò forse alcuna cosetta inedita#3. Abbracciate per mia parte il signor Bulgarelli, e tutti di casa e voi amatemi, conservatevi, e credetemi

il Vostro Affezionatissimo Fratello 
Pietro Metastasio
 

Le arciduchesse Maria Teresa, futura imperatrice, e Maria Anna d’Asburgo furono le interpreti (nei panni di Eufrosine, Aglaja e Talia, insieme a una doma di corte) de Le Grazie vendicate, il 28 agosto 1735, giorno del compleanno dell’imperatrice Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel (cfr. Marc’Antonio Aluigi, Storia dell’abate Pietro Metastasio poeta drammatico, Assisi, Sgariglia, 1783, pp. 87-88).
 

Dopo l’edizione del 1732, le opere di Metastasio vennero finalmente ristampate da Pietro Leone nel 1737, per i torchi dello Zempel. Nella dedica al primo tomo (con lunga prefazione in latino da parte di Leopoldo), Pietro Leone scrive «i […] Drammi [di M.] non solo, ma ancora tutte le altre poesie sagre, e profane di qualunque metro da me ultimamente raccolte nella più ampia forma, che con l’assistenza, e buon grado dell’Autore m’è stata possibile, e ristampate per la quarta volta in una edizione, ardisco dire la più corretta, ed esatta di quante se sieno viste fin’ora, perché tirate sugl’originali, che il medesimo mi ha trasmessi, con quelle correzioni, ed aggiunte, che più gli sono piaciute» (Opere drammatiche, oratorj sacri, e poesie liriche del Signor Abbate Pietro Metatasio Romano, poeta cesareo, Roma, a spese di Pietro Leone Libraro a Pasquini all’Insegna di S. Giovanni di Dio, per Giovanni Zempel, 1737, p. VI).
 

La «cosetta inedita» potrebbe essere il più volte promesso trattato sulla poesia drammatica (che vedrà poi la luce anni dopo negli estratti sull’epistola di Orazio ai Pisoni e sulla Poetica di Aristotele). Scrive infatti Leone nell’avvertimento a chi legge: «[M.] mi fe sperare un Trattato, che meditava, della Poesia Drammatica, nel quale intendeva di comunicare al Pubblico le osservazioni da se fatte in questo genere di Poesia, e di fissarne le regole. Sia che le sue occupazioni nel servigio Cesareo non gli abbiano permesso di finirlo, sia qualunque altra cagione, son già presso due anni che io trattengo, aspettandolo, la stampa da me ideata e dal Pubblico stesso sospiratissima» (Ivi, p. VII).